Di sicuro ho un difetto, si fa
per dire…….., sono molti di più di uno, comunque una cosa che purtroppo non
faccio quasi mai è eseguire alla lettera qualsiasi tipo di istruzione o
insegnamento, tendo a personalizzarli, preferisco fare esperienza pratica e scoprire
i miei errori “sul campo”.
E proprio di campo volevo
parlare, infatti l’anno scorso mi sono cimentata nella semina delle patate cercando
straordinariamente di attenermi alle spiegazioni del testo che mia figlia mi
aveva opportunamente regalato e dopo aver vangato, concimato, seminato,
distanziato, innaffiato e zappettato, il raccolto è stato ugualmente demoralizzante.
Ieri era una meravigliosa
giornata e ho pensato di preparare il terreno alla prossima semina e mentre
rivoltavo zolle di terra fra le quali spuntavano grassi lombrichi ed estirpavo
erbacce, solo venute alla luce alcune patate ancora attaccate alla loro verde
piantina.
Nella mia ignoranza, ebbene si,
lo ammetto, mi sono domandata se quel
grappolo di tuberi fossero già il frutto di quella piantina o se fossero
semplicemente l’origine della piantina.
Insomma, nonostante il dubbio
amletico che mi arrovellava su chi fosse nato prima fra l’uovo e la gallina,
un’idea me la sono fatta. La scienza indubbiamente non riesce a spiegare tutto
quello che avviene in natura, ma chi semina, prima o poi qualcosa raccoglie.
Forse non nei tempi stabiliti,
forse non nella quantità sperata, probabilmente non sempre preceduta da un’eclatante
esplosione di fiori profumati, ma anche se al buio e ben nascosto sotto terra,
qualche frutto arriva sempre anche se la pianta - come in questo caso, la parte verde della patata - è anche
un po’ velenosa!