martedì 29 aprile 2014

gufetto di lapponia


Il 25 Aprile sono stata invitata dalla Pro Loco di San Giorgio ad esporre un banchetto con i miei sassi e per ingannare il tempo ho dipinto questo piccolo gufetto di Lapponia












Ringrazio tutti i visitatori che si sono fermati anche solo per scambiare due parole e grazie, grazie, grazie per tutti i complimenti ricevuti!


lunedì 21 aprile 2014

Sarà capace di volare?

Come si può sapere cosa ci riserva il futuro?  Ho pensato tante volte cosa avrei fatto se fossi stata famosa, avrei fatto la scelta di cessare la mia attività nel momento della massima gloria o avrei continuato il mio percorso fino a che fosse stato gratificante per me stessa?
Prima di tutto è difficile poter valutare quale possa essere l’apice di una carriera, probabilmente dipende anche dal tipo di attività poiché alcune dipendono in gran parte dalla prestanza fisica, altre più dall’estro e dalla fantasia, altre ancora richiedono un enorme equilibrio mentale e psicologico. Anche se in ogni attività queste componenti incidono in qualche maniera poiché insieme contraddistinguono l’essere umano e lo differenziano, è indubbio  che se un funambolo  attraversasse un periodo di precario equilibrio psicologico il suo lavoro ne risentirebbe di più di quello di un pittore o uno scrittore che, non correndo gli stessi rischi, potrebbe ugualmente esprimersi nella sua arte talvolta anche esaltandone il risultato.
Lasciare le cose a metà per non rischiare di peggiorarle è comunque un pensiero che può presentarsi, fino a che punto bisogna spingersi, quando un lavoro si può dire concluso?
A volte un sasso è bello così, anche con un solo tratto di matita e poi? Poi inizio a mettere qualche colore e abbozzo ad esempio la testina e mi sembra bello, comincia a prendere una forma, una personalità e immagino che mi parli. 
Io gli dico: “ dai, cosa dici, vorresti rimanere cosi? Se poi andando avanti peggioro e  diventi brutto?” 
Ma no, lui non vuole, non vuole mai e insiste per esser finito e dice: “Cosa me ne faccio di una sola testa, io voglio le ali per volare! E poi sei proprio una fifona, fifona, fifona!”
Ha ragione, non posso lasciare un lavoro a metà spacciandolo per concluso solo per paura di non riuscire, devo andare fino in fondo.

E così è nato lui…..







 sul davanzale di casa mia



pronto per volare

particolare penne


dettaglio occhi 



lunedì 14 aprile 2014

Non so se è poesia

Sabato 12 Aprile sono stata invitata a partecipare al reading  qui sotto illustrato dal nostro quotidiano locale

Ringrazio infinitamente Barbara Petruzzi l'organizzatrice dell'evento di Piacenza, il comitato di Bologna di 100 thousand poets for change, tutti i poeti partecipanti e la Biblioteca Passerini Landi sempre pronta ad accogliere tante belle iniziative.  



Le poesie che ho letto in questa occasione sono   "Diversa da te"   che fa parte e della mia vecchia raccolta "Frammenti di pensiero" che trovate già pubblicata su questo blog e due poesie nuove qui sotto riportate.
La prima l'ho scritta per rispondere alla domanda che mi è stata posta durante il precedente reading c/o la Biblioteca comunale in occasione della Giornata mondiale della poesia: - "cos'è per voi la poesia" - la seconda è breve ma intensa e lascio a voi l'interpretazione.
Se volete possiamo parlarne, mi piacerebbe tanto interloquire con voi e sapere come la interpretate, da sempre mi incuriosisce come le parole assumano significati diversi, come le chiavi di lettura siano varie. Mi interessa a tal punto che emerge spesso dai miei scritti  e ho composto anche svariate poesie sulla parola e il suo valore.
Le poesie sono come i quadri, la forma si vede, è chiara ed anche il colore, brillante od opaco che sia, ma in che modo è stato composto, quali materiali siano stati utilizzati, l'intento, lo spirito, il sentimento vero che ha li ha ispirati forse li potrebbe rivelare solo l'autore, anche se sono convinta che a volte l'inconscio lavori per noi e che gli autori stessi si trovino a volte ad interpretare le proprie opere come fossero realizzate da altri.
Insomma l'interpretazione che si può dare è sicuramente molto più complessa della forma stessa, ovviamente poi ognuno ne può dare una diversa lettura;  l'arte - se non viene strumentalizzata - è un grandissimo modello di espressione della democrazia.


Non so se è poesia

E’ fiore di cactus la mia poesia
non è silenzio
buio o luce
Non è carta, matita
e lunghe meditazioni
È una farfalla
che per un attimo si posa sulle dita
vibrazione
giunge come un improvviso lampo
fugace luminosità
parte con la sicurezza di un sentimento
rimbalza sul mio cuore
e si frantuma in mille scintille
è un odore che penetra dal naso
e raggiunge le papille gustative
è dolore che non sa dove andare
e preme per uscire
è sabbia che scende fra le dita
unghie che stridono sulla pietra
lettere che si avvicinano
per tradurre la vita



Il mio nemico

Il mio nemico
non ha un colore definito
è cangiante sotto il sole
L’acqua scorre
ma la mia immagine riflessa
e scomposta rimane qui
Per difendere le mie sponde
pesto cadaveri
Lancinante è la luce
su questi poveri corpi
sbatto le ciglia più forte
ma sono costretta a vedere
la morte



mercoledì 9 aprile 2014

Bianco e Nero


Dopo tanta indecisione ho provato ad eliminare le tue cose dalla mia memoria, ma l’impronta rimane, come quando la mina dura della matita incide un poco la carta e anche cancellando le scritte con la gomma la traccia rimane sul foglio e basta un po’ di polvere portata dal vento a far ricomparire la scritta.
E’ proprio come dicono, le ferite fanno ancora più male quando stanno per guarire, hai paura del vuoto che creerà quella perdita e cercherai disperatamente di soffrire ancora un po’, per ricordare, per non annullare con un colpo di spugna anche il valore dei tuoi sentimenti, del tuo trascorso vissuto.
Chi non ha tastato la propria ferita, prima carezzandola amorevolmente, poi facendo a poco a poco una maggiore pressione fino a farsi male per meravigliarsi poi del fatto che il dolore porta con se anche un po’ di piacere?
Gioia e dolore sono  inscindibili e questo dolore lo ricerchiamo, lo amiamo e continuiamo inspiegabilmente a premere ancora e più volte la nostra ferita.
Forse senza sofferenza non riusciremmo ad apprezzare la gioia tanto che nella complessità del nostro mondo interiore spesso è compresa senza apparenti motivi scatenanti, fagocitiamo dolore a volte producendolo dal nulla, forse è la paura di non provare niente e la sofferenza a volte è meglio di niente.
Di fronte alla gravità di certi eventi, alla drammaticità di situazioni che sembrano impossibili da superare, ci sentiamo fortunati e accantoniamo per un attimo i pensieri tristi della nostra quotidianità, increduli di fronte alla forza che taluni dimostrano semplicemente continuando a vivere.
Ma poi, poco dopo, ritorna quel male silente che ci impedisce, chissà mai perché, di godere appieno di tutte le cose belle che sono intorno e dentro di noi.


Bianco e nero
luce e tenebra
disperatamente uniti
dal loro abbraccio
nasce una poesia

lunedì 7 aprile 2014

una patata fuori stagione - metafora

Di sicuro ho un difetto, si fa per dire…….., sono molti di più di uno, comunque una cosa che purtroppo non faccio quasi mai è eseguire alla lettera qualsiasi tipo di istruzione o insegnamento, tendo a personalizzarli, preferisco fare esperienza pratica e scoprire i miei errori “sul campo”.
E proprio di campo volevo parlare, infatti l’anno scorso mi sono cimentata nella semina delle patate cercando straordinariamente di attenermi alle spiegazioni del testo che mia figlia mi aveva opportunamente regalato e dopo aver vangato, concimato, seminato, distanziato, innaffiato e zappettato, il raccolto è stato ugualmente demoralizzante.
Ieri era una meravigliosa giornata e ho pensato di preparare il terreno alla prossima semina e mentre rivoltavo zolle di terra fra le quali spuntavano grassi lombrichi ed estirpavo erbacce, solo venute alla luce alcune patate ancora attaccate alla loro verde piantina.
Nella mia ignoranza, ebbene si, lo ammetto, mi sono domandata se  quel grappolo di tuberi fossero già il frutto di quella piantina o se fossero semplicemente l’origine della piantina.
Insomma, nonostante il dubbio amletico che mi arrovellava su chi fosse nato prima fra l’uovo e la gallina, un’idea me la sono fatta. La scienza indubbiamente non riesce a spiegare tutto quello che avviene in natura, ma chi semina, prima o poi qualcosa raccoglie.
Forse non nei tempi stabiliti, forse non nella quantità sperata, probabilmente non sempre preceduta da un’eclatante esplosione di fiori profumati, ma anche se al buio e ben nascosto sotto terra, qualche frutto arriva sempre anche se la pianta - come in questo caso, la parte verde della patata - è anche un po’ velenosa!