Siamo tutti indottrinati e manipolati, ma la verità dove sta?
Il condizionamento dei nostri cervelli è tale da non rendercene più conto, crediamo che le nostre scelte siano motivate e consapevoli, ma proprio a questa decisione potremmo essere stati abilmente condotti.
Le informazioni e l'esperienza sono la base della conoscenza insieme all'utilizzo di un buon senso critico, ma - per assurdo - l'incessante bombardamento d'informazioni contraddittorie che subiamo attualmente provoca l'effetto contrario ossia rende impossibile la formulazione di un'opinione duratura e fondata, vengono minate le basi delle credenze più radicate senza permetterci di sostituirle con altre fondamenta.
Quotidianamente vengono fornite notizie smentite sistematicamente il giorno dopo.
Come si fa a mantenere il libero arbitrio, a conservare un pensiero svincolato ed elastico?
Il cervello assimila un'educazione derivante anche dalla cultura e dall'ambiente circostante.
Il termine "educazione", dal latino "e" (fuori) + "duco" (conduco), generalmente inteso - nella sua accezione positiva - come stimolo all'esternazione e allo sviluppo di ciò che già sta dentro di noi , in realtà può rivelarsi come forma di violenza inconsapevole.
L'educazione si basa su abitudini derivanti da culture millenarie di popoli che possono essere essenzialmente molto diverse e anche in netto contrasto.
Può produrre regole e insegnamenti a volte discutibili cui un giovane cervello rimane assoggettato incapace di soggettivare e discriminare.
Possono scatenarsi moti di ribellione, ma più probabilmente si verifica una sorta di catecumenizzazione e l'acquisizione di questi dogmi quali inoppugnabili certezze.
Anche un' educazione che prevedesse il disprezzo della vita umana potrebbe essere considerata normale da chi non ha conosciuto altro.
Quindi l'educazione e la cultura non sempre rendono liberi?
Abbiamo tutti la stessa religione, quella dei nostri genitori.
Anche la cultura cattolica, al pari di altre culture, ha favorito e prodotto condizionamenti che hanno portato moltitudini di “fedeli" a perpetuarne le ideologie indipendentemente dall'essere convinti del loro valore.
Una fede sincera e matura è di aiuto a tutti, ma la fede può diventare la scorciatoia per individui abituati a subire e che non volendo o non potendo operare scelte autonome decidano semplicemente di affidarsi a ciò che altri hanno scelto per loro.
Nel periodo storico attuale stiamo vivendo una forte crisi dei valori, manca qualcosa in cui credere ed è percepibile da tutti il senso di angoscia che ne deriva, ma affidarsi “ciecamente” a qualcosa per riempire questo vuoto può diventare pericoloso.
Come facciamo a prendere posizioni veramente consapevoli?
Obiettivamente non possiamo essere a conoscenza dei fatti in prima persona, avere la competenza su ogni argomento e dovremmo pertanto poterci affidare a qualcuno.
Questo presupposto che sta alla base per lo sviluppo di una società in quanto la collaborazione crea progresso è stato incrinato; sono diventate complicate persino le scelte più banali.
Una volta si diceva: "facile come bere un caffè", oggi può risultare difficile pure quello!
Le informazioni divulgate da fonti scientifiche e sulle quali indirizzavamo spesso le nostre scelte, risultano essere destabilizzanti perché si susseguono incessanti, ma assolutamente contradditorie di giorno in giorno.
Come è possibile che dopo anni e anni di ricerche gli studiosi divulghino risultati assolutamente divergenti l'uno a distanza di solo pochi giorni dall'altro?
Questa disillusione nei confronti dell'informazione porta ad interessarci sempre meno o a mettere in dubbio tutto provocando apatia o ipercriticismo che non ci permete di risalire la china in cui siamo affondati.
Insieme al crollo dell'economia stiamo infatti vivendo anche un periodo di regressione rispetto ai diritti sociali conquistati dopo tanti anni di lotte appassionate. La democrazia sta perdendo valore e questo accade perchè si smettere di pretendere giustizia.
Il mio dubbio è che la confusione generale nella quale stiamo vivendo sia stata stata creata ad hoc per "educarci" a sopportare tutto e aprire il varco all'avvento di un nuovo autoritarismo antidemocratico.
E' vero che i concetti di bene, vero, bello e buono di per sè non rivestono un significato assoluto ed ognuno è libero di avere la propria concezione, ma se alla parola "bene" viene aggiunta la parola "comune" la soggettività perde la sua valenza e si può arrivare alla sostanza - il bene della collettività - che non è un'astrazione ma una realtà.