venerdì 3 aprile 2015

L'ultima poesia



Non sempre il tempo è  limite
non sempre lo è lo spazio
il limite è all'interno di ognuno di noi
ma al nostro interno lo spazio è illimitato
Quando il mio tempo sarà finito
morirò
e più non potrai chiedermi il perchè
della mia poesia
morirò e sarà un momento di vita
morirò 
e si libererà lo spazio dentro di me 
e forse non sarà l'ultima poesia

A favore del per favore

Piacenza
tranquilla cittadina
un poco borghese e un po' contadina
i passerotti alla mattina
ti svegliavano con i loro cip cip ...
ora le cornacchie rincorrono i gabbiani
e si contendono il cibo
rovistando fra immondizia e carcasse
Mi sveglio la mattina
e sono già stanca
Mi sveglio la mattina
sono già stanca
e mi vergogno
di essere stanca
Troppe persone soffrono
milioni di persone hanno fame
tanta fame da non riuscire a dormire
o tanta fame da dormire per sempre
Mi sveglio la mattina
e sono stanca
non per un esagerato sforzo fisico
non per gravi motivi personali
Sono sfinita dalla consapevolezza
la consapevolezza di vedere chiaramente
ed essere impotente
Siamo tutte persone apparentemente civili
apparentemente democratiche
Apparentemente
camminiamo tranquillamente
fra l' immondizia della strada
l’incuria
il menefreghismo
e la totale indifferenza
Forse l'aver di fronte gravi problemi sociali
più grandi di noi
ci fa sottovalutare l'importanza delle piccole cose
delle piccole cose belle
delle piccole cose buone?
Parole come grazie, prego, permesso, scusami
non sono più nel nostro linguaggio comune
non esiste forma
non esiste galateo
Certo la forma può sembrare superflua
ma senza la forma il contenuto a volte si disperde
si dissolve e perde la sua sostanza nutriente
Quali sono le cose importanti?
Forse dovremmo ripartire
prima di tutto
dall'educazione
le piccole, banali, semplici regole dell'educazione
Educazione dimenticata
educazione scaratata
educazione superflua
Ripartire dall'educazione elementare
del buongiorno e del buonasera
quella del salute e del grazie
quella che cede il posto a chi ne ha più bisogno
che si accorge di chi ha vicino
che non getta l'immondizia dal finestrino
quella che ti fa capire qual'è la funzione di un genitore
anche quando non hai figli tuoi
quella che ti aiuta a capire e ti fa crescere
Da quando siamo diventati quelli che
se ci rubano l’ombrello  prendiamo quello di un’altro
e pensiamo pure di essere nel giusto?
Sono già finiti i tempi in cui ci si batteva per la scuola?
Riduciamo tutto in macerie fingendo di ristrutturare
di progredire
Genitori consenzienti permettono ai figli
ignari protagonisti solo di video games
di evadere all'obbligo scolastico
e  gettare la loro preziosa vita nell'immondizia
Lo Stato  assente acconsente
e alimenta malcostume e malaffare
Diritti e doveri
come puta che cola
scendono
e si disperdono per terra calpestati
finiscono nelle fognature straripanti di oli esausti
e porcherie inimmaginabili
insieme al nostro orgoglio e ai nostri sentimenti
Siamo diventati insensibili quindi?
Temo una recrudescenza del razzismo
troppi luoghi comuni girano di bocca in bocca
dilaga l’ignoranza e il qualunquismo si alimenta
Ma il qualunquismo è un sentimento altolocato
snob, borghese
ha paura  di sgualcire abiti costosi e doversi mescolare con l’odore della povertà
Si è impossessato del nostro vivere quotidiano
e ci ha resi schiavi
Il sentimento dei poveri è la paura
e riaffiora la paura del ba bau
la paura dell’uomo nero
quella che ti fa tirare la coperta e  raggomitolare in posizione fetale
per sentirti al riparo
paura di dividere quel poco calore e il poco pane con lo “straniero”
Ai nostri governanti
abbiamo permesso il gioco al ribasso
consentendogli di guadagnare sulla nostra pelle
Distraendoci con pratiche da illusionista
li chiamano risparmi
quelli sulla cultura e sul futuro
e con manovre da prestigiatore alimentano  i soliti privilegi
Specchietti per le allodole ci abbagliano
e incantati da promesse di innovazioni
ci comprano con sconti di pena
Non basta la foto su un podio per essere vincitore
Nulla stiamo vincendo
rischiamo di perdere anche ciò che
altri  avevano costruito per noi
lo laviamo via con un colpo di spugna
una spugna intrisa di sangue.