domenica 30 giugno 2013

dipingere in Trebbia

Oggi sono finalmente riuscita a dipingere il mio primo sasso della stagione estiva direttamente in Trebbia, loc. Confiente di Cortebrugnatella (PC).
E' il terzo anno consecutivo che realizzo opere in loco per lasciarle a disposizione di chi vuole divertirsi a cercarle nel greto. Spero che anche quest'anno vengano tanti bambini a visitarli e ad inventare storie con la loro fantasia. Vorrei riuscire a dipingere tanti sassi, di tutte le dimensioni, poi saranno inevitabilmente trascinati via dalla furia dell'acqua. Chi lo desidererà potrà portarseli a casa, ma vi raccomando: aspettate la fine della stagione! 


questo è il sasso nudo


ci ho visto "dentro" un barbagianni con la testa storta
 mi assomiglia?



venerdì 14 giugno 2013

Era una mattina qualsiasi

Era una mattina qualsiasi, una di quelle che hai tante cose per la testa ma non sai bene  a cosa stai pensando. Vorresti avere un registratore cerebrale per poter finalmente razionalizzare, la sera, con calma, quanto si è accumulato nella mente in maniera sparsa e apparentemente casuale durante la giornata.
E’ come se il tuo corpo fosse percorso a tratti da improvvise energie che t’illuminano per un attimo, per poi lasciarti subito dopo come lampi nella notte che, dopo averti abbagliato, ti fanno sprofondare in tenebre ancor più profonde.
Ti ricordi le cose più banali, non certo quelle che ritenevi vitali e ti senti come se ti fosse sfuggita per sempre la chiave per la soluzione dei problemi della vita.
Di quella mattina ricordo -ad esempio- un uomo anziano, con un grosso naso, fermo dinanzi al cartello che segnala il punto dove i bambini  aspettano di essere accompagnati alla scuola elementare dai volontari; lo immaginavo dire  fra sè: “ma cusa l’é il pedibus?”
Più avanti, dinanzi ad un semaforo rosso, una suora sembrava combattuta ed io la immaginavo ripetere mentalmente: “Non puoi attraversare, anche se non passa nessuno, bisogna rispettare le regole”, mentre i suoi piedi scalpitavano nervosi.
Un uomo camminava per la strada con il telefonino alle orecchie e sorrideva.
Era bellissimo vedere il suo sorriso compiaciuto mentre ascoltava qualcuno all’altro capo, chissà, forse all’altro capo del mondo.
Avrei voluto strapparglielo dalle mani per dire a quella persona: “Sta sorridendo, sta sorridendo per te”
E’ bellissimo un sorriso, è come l’apertura fra le nuvole quando appare il sole e mi sembrava sprecato, eppure  - ho pensato -  anche una videochiamata non avrebbe reso giustizia; il volto era completamente libero di esprimersi, senza vedersi queste persone davano libero sfogo all’immaginazione, percependo le emozioni l’uno dell’altro dal solo tono della voce.
Intanto mi domando dove sono finite tutte le cose importanti che avevo sicuramente pensato, forse in qualche angolino del mio cervello e, se mi sforzo, posso ritrovarle, ma non ho voglia di rincorrerle.
Lascio che i miei pensieri scorrano liberi, stupidi, incongruenti, belli, brutti, voglio lasciarmi attraversare dal mondo, ma senza rimanerne schiacciata.
Non ho imparato ad accettare tutto, ma a capire che tutto può rientrare in un contesto di normalità, anche se può far male, a sé e agli altri.
Accettazione ma non passività, quella serenità di spirito che ti fa capire che tutto può accadere, anche a te, e non serve demonizzare gli eventi o le persone, ma è utile reagire per trovare soluzioni.
A comporre la singolarità di ogni individuo concorrono potenzialità e attitudini, non sono solo il DNA, corpo e mente si mescolano in un amalgama che non ha eguali, la cui composizione si confronta con le variabili ambientali, con i sentimenti, con i giochi dettati dalla pura casualità, dalla volontà e dalla tenacia che ognuno di noi riesce a estrinsecare. Ma la nostra unicità non significa immobilità,  siamo esseri in continuo cambiamento, non possiamo sapere cosa significherà per noi il prossimo istante, cosa comporterà incrociare un nuovo sguardo, cosa scatenerà in noi un nuovo bisogno.  Anche se pensiamo di conoscerci perfettamente, anche dopo una sincera introspezione, non potremo mai dire “Mai”.

Anche il mio attuale black-out è normale, tutto si confonde, il cervello vaga in un limbo d’idee ovattate che viaggiano come cumuli spinti dal vento, a tratti debole, a tratti forte, si uniscono uno all’altro formando un’unica grossa nube per  tornare a separarsi dopo poco lasciando il mio corpo come inerte spettatore.