Che senso ha
ricevere un elogio immeritato? Dentro di noi sappiamo qual’è la verità, a che
serve essere apprezzati per una qualità o un merito che non abbiamo?
I complimenti non mi
dispiacciono, devo ammetterlo, ma anche le rare volte che mi accorgo di
meritarli m’incutono un certo timore. Non tanto perché possono nascondere uno
scopo o essere solo una merce di scambio per imbonire o ottenere più
attenzioni, ma perché in qualche modo immobilizzano immortalandoti in una
particolare condizione, magari unica, rendendola per sempre statica.
Mi spiego meglio,
essere fortemente apprezzato per un determinato comportamento o per il possesso
di una particolare dote equivale - in alcuni casi - a essere etichettato e
condizionato a mantenere a tutti i costi tale merito privandoti in qualche modo
della spontaneità necessaria ad esprimerti liberamente.
L’elasticità di
pensiero e di movimento è indispensabile per mantenere un equilibrio, per
accettare i propri errori e i propri meriti senza farsi condizionare né dagli
uni né dagli altri.
Uno di questi errori
è proprio non accettare il nostro essere e il nostro divenire a volte
contradditorio.
Voglio consentirmi
di sbagliare perché, sarà anche un luogo comune, ma è proprio sbagliando che
s’impara e se ti pongono in una posizione troppo alta, non trovi lo spazio per
crescere, arrivi a un punto in cui sbagliare non è più consentito. Poiché l’errore
alla fine è inevitabile, si prova a nasconderlo correndo il rischio di trovarne
a tutti i costi la “giustificazione” o ad aggiustarlo non ponendone valido
rimedio ma negandolo o canonizzandolo.
Sia al genere umano
come quello animale, è necessario un capo che - per acquisirne l’autorità -
dovrà necessariamente porsi su di un piedistallo, ma se questa non sarà
accompagnata dall’autorevolezza, il sostegno tenderà a sgretolarsi. Essendo il
capo, come ogni persona anch’egli fallibile, dovrà accettare la sua fallibilità
e contornarsi di persone di fiducia, ma potendo anch’esse cadere in difetto,
ritengo che solo chi è sicuro delle proprie capacità ma avrà l’umiltà di
mettere in discussione le proprie credenze riuscirà a operare per il bene
comune.
Sono certa che
questo testo presenti un forte contrasto tra il mio fortissimo desiderio di
apprezzamento che mi fa sentire come cucciolo spaurito in cerca di una carezza
e la paura di essere incatenata al sentimento di devozione e gratitudine che
avverte per il suo padrone.
Sono rispettosa
delle regole e ne condivido la necessità, ma non tollero la costrizione, mi
piace muovermi fra le pieghe della vita,
con il suo saliscendi, accettando le contraddizioni legate ad emozioni e a
sentimenti che non possiamo controllare oppure frutto di una sana evoluzione e
di un sincero cambiamento di opinione.
La perfezione è fallace, l’unica perfezione è l’imperfezione.