Molti hanno fatto della scrittura una professione, li ammiro
e li invidio un pò.
Per scrivere romanzi o per
scrivere poesie non basta mettersi a tavolino pensando a qualche bella frase,
le parole devono uscire da sole, le idee devono scorrere fluide, scomporsi e
ricomporsi come un fiume con i suoi immissari ed emissari, la diga che lo
fermasse asciugherebbe il suo letto. Non
si può prenotare una piena, scrivere non
è un mero esercizio estetico, non si possono ricercare le parole giuste come
non si possono ricercare a priori i giusti colori per dipingere un quadro, sarà
l’ispirazione di quel momento a scegliere per te. Uno scrittore (o un poeta) ha spesso provato sentimenti forti, ha
sofferto psichicamente o fisicamente e ha trovato naturalmente il modo per far
uscire le sue emozioni attaccandosi in maniera a volte maniacale alle sue
passioni per sfogare la propria energia e non implodere.
Le poesie sono attimi di lucida follia,
bagliori improvvisi che illuminano cervelli folli, solo in quell’attimo la luce
rischiara la realtà e la lascia scoperta perché la realtà è spesso un nonsenso.
Non è indispensabile però essere
grandi scrittori o grandi poeti.
Leggere e comprendere è una delle
cose più necessarie per la nostra vita poiché la nostra cultura
viene trasmessa per lo più tramite la scrittura e una corretta grammatica, anche se non
indispensabile, oltre a rendere scorrevole
e piacevole la lettura, è il codice che
stabilisce come interpretare l'insieme delle parole che altrimenti avrebbero un
significato comprensibile solo per chi
le scrive. Scrivere è un atto di
comunicazione e pertanto è l'atto liberatorio per eccellenza, è un'attività
necessaria quanto leggere perché tramite la scrittura si può liberare la
fantasia per catturarla poi sulla carta, la magnifica e profumata carta e
rendere reale quel racconto che non sapevi nemmeno di avere dentro.
Scrivere, prima di essere un
fatto pubblico, è indubbiamente un fatto personale, intimo e chiarificatore
del proprio io.
Ben vengano quindi gli scrittori,
anche se sconosciuti, se non ne beneficerà il mondo della letteratura ne
beneficeranno almeno loro stessi.
Si perderebbe meno tempo a scrivere
i nostri pensieri che a cercare frasi dette da altri, anneghiamo fra i copia
e incolla di aforismi scritti da persone
che pensiamo famose o importanti.
Perché non possiamo esprimerci con
le nostre parole? Non avrebbero forse lo stesso peso? Ce ne vergogniamo? Forse
nessuno le leggerebbe, ma perché?
Perché spendere qualche minuto
per leggere quello che scrive un amico è impensabile, meglio scorrere con lo
sguardo le immagini, come bambini che
guardano le figure di un libro colorato.
Certo leggere qualcosa di nuovo, addentrarsi
nel testo da interpretare è difficile, è come immergersi nei sentimenti di
qualcuno, bagnarsi con le sue lacrime e ridere delle sue gioie. Leggere è
quindi partecipare e partecipando si sviluppa il senso critico che serve per
migliorarsi, ma quando si legge qualcosa
scritto da un amico forse potremmo anche chiederci se ha bisogno di qualcosa o
- se ha bisogno solo di essere ascoltato -regalargli un cenno di risposta.
A tutti piace parlare ma non
ascoltare
a tanti piace scrivere ma non
leggere
se provassimo a sforzarci di
amare entrambe le cose
potremmo provare a volare e sono
sicura che ci riusciremmo
Non c’ero quando la tua più grande lacrima
non è servita a riempire il mare
non c’ero quando il tuo grande dolore
è stato racchiuso in un guscio di noce
nulla sono di fronte a questo grande mare
sono più piccola di questo guscio di noce
ma sono qui ora