E se nel nostro cervello ci fosse già tutto? Passato, presente, futuro, tutto il mondo in
un cervello?
Se l’immaginazione e la fantasia non
esistessero e il nostro cervello fosse solo una banca dati relativa alle possibili
realtà, cioè tutta la gamma di casistiche che la vita ci può offrire, un magazzino di notizie utili per aiutarci a vivere o …… a sbagliare. Questo spiegherebbe corsi e
ricorsi storici, il perpetuarsi di
errori umani pazzeschi dai quali non riusciamo a liberarci come un tragico
destino, insomma abbiamo la possibilità di crescere e inventarci veramente un
mondo nuovo o siamo costretti a rigirare sempre su noi stessi? Perché
l’esperienza non serve a migliorarci? E’ come se l’uomo, arrivato a un certo
punto di un percorso importante, avesse
un’involuzione che lo costringesse a tornare indietro sempre.
A volte si verificano fatti che
ci sembrano assolutamente incredibili, eppure li troviamo già scritti in un libro di
fantascienza, in un film, qualcuno li aveva già immaginati, allora diciamo che
la realtà supera la fantasia oppure che non si inventa mai niente di nuovo, ma
perché?
Sarà perché il mondo è rotondo? Prima credevano fosse piatto e andavamo
avanti con la paura di cadere ma andavamo avanti, oggi sappiamo che è tondo, un
po’ schiacciato sui poli dicono, e come tutti i cerchi, quando li percorri,
anche se vai avanti, ritorni esattamente al punto di partenza.
La moda ritorna, l’arte pure, per
non parlare del modo di fare politica, del razzismo, dell’uguaglianza e della
difesa di più deboli, della storia in genere che non conosce la pace ……. è
possibile o no mettere a frutto un’idea, un’esperienza positiva e portarla
avanti per migliorare la condizione umana già di per se così fragile e
precaria?
Improvvisamente nasce un’idea, ma
sarà proprio la nostra o il cervello memorizzando idee altrui le rende inconsapevolmente proprie?
Forse tutto quello che possiamo immaginare può
essere reale, può far parte del passato o sarà parte del futuro, forse ci sono persone
di grande sensibilità che vedono oltre, altre che brancolano nel buio.
In teoria almeno i credenti
dovrebbero avere una strada da seguire ricevere un conforto e un aiuto da
redistribuire agli altri, ma invece ognuno di noi partorisce un piccolo integralismo, ognuno
ha il proprio inamovibile credo, quasi non volessimo rischiare di essere contagiati dalle
idee altrui come fossero malattie.
Invece, a parer mio, sono gli
integralismi, come gli eccessi di
qualsiasi tipo, ad essere malati.
Non riusciamo più a crescere, siamo diventati vecchi ma senza lievitare.
Vi è mai capitato di immaginare
di essere ai tempi della pietra e pensare quali cose saremmo in grado di fare con l’unico ausilio di elementi che possiamo trovare in natura?
A me capita spesso e forse chissà, avrei giusto in tasca la teoria per far scoccare una scintilla e accendere un fuoco, ma già è molto difficile, immaginiamo il resto.
Come hanno fatto i nostri avi che non avevano tutte le conoscenze di oggi a inventare e produrre tante cose belle delle quali ha avuto beneficio tutta un'umanità? A cosa è servita la nostra cultura spicciola imparata a scuola, la nostra normale vita vissuta se non al mero utilizzo di cose già inventate da altri?
Oggi come allora abbiamo grandi ricercatori che spendono la loro vita nello studio e fanno eccezionali scoperte, ma in linea di massima credo che nel passato le più persone fossero in grado di cavarsela da sole molto più di oggi. Con le materie prime, con le radici del sapere siamo ancora ai tempi della pietra, quasi fossimo meno intelligenti, ci stessimo involvendo.
Non si può scrivere un vocabolario se non si sa l'alfabeto, con la foga di andare sempre avanti saltiamo di peso il passato, dimentichiamo nozioni basilari e il nostro castello rischia di crollare.
Certo la curiosità spinge sempre su una strada nuova, è giusto, ma l'esperienza consiglia, per non perderci ,di guardare anche indietro e - se occorre - ritornare sui propri passi non è codardia, - è intelligenza.