lunedì 9 giugno 2014

un compagno per la gufetta di lapponia



In primo piano il compagno della gufetta che gli sta timidamente dietro ma che è uscita allo scoperto prima  vedi post del 29 aprile "il gufetto di lapponia"




lo sguardo un po' severo come si addice ai maschi (tutta messinscena)



 accanto alla sua compagna


giovedì 5 giugno 2014

Riflesso condizionato


Se analizzassimo con sincerità i meccanismi che alimentano il nostro pensiero e che spingono il nostro agire ci accorgeremmo che sono in gran parte dettati dal pregiudizio e dalla discriminazione anche se inconsapevole.
La discriminazione, da non confondere col sano discernimento, segno di accorta valutazione e attenta riflessione, ma al contrario, trattamento che crea disparità e disuguaglianze, emarginazione e penalizzazione, anche non concretizzata con fatti brutali, abbatte la qualità della nostra vita favorendo un clima ostile con ripercussioni psicologiche negative sia nei confronti del discriminato che nei confronti di chi da vicino subisce passivamente situazioni che non condivide.
Discriminazione ancora da non confondere con l’errore di giudizio, esercizio di quotidiana e normale fallibilità umana, sbaglio che è impossibile correggere ed eliminare dall’elenco delle nostre numerose imperfezioni.
I preconcetti invece sono giudizi costituiti prima di fare una valutazione oggettiva, generati su stati d’animo irrazionali e quindi si possono eliminare dal nostro modo di ragionare, possiamo rieducarci, con un po’ di buona volontà a ponderare con obiettività.
Gran parte dei pregiudizi sono dettati da condizionamenti che subiamo da tanto tempo, in parte studiati seguendo un disegno realizzato a più mani del quale si può intuire lo schema e che alimentano un comportamento qualunquista generalizzato.
Nella vita quotidiana possiamo contare migliaia di volte in cui ci lasciamo andare a luoghi comuni triti e ritriti, per comodità, per convenzione o per evitare di prendere una posizione che potrebbe risultare scomoda non potendo sapere quale ripercussione potrebbe avere per noi un diverso discernimento e di conseguenza quale giudizio potrebbe farci meritare, se di lode o demerito.
Riportiamo osservazioni fatte da altri e non verificate incuranti che possano screditare qualcuno.
Quasi temessimo un contagio, ci scostiamo dalle persone che apparentemente non rientrano nei nostri canoni di “bellezza”, intelligenza, prestigio sociale, ideologia, mostrando un atteggiamento polemico e critico, spostiando  il nostro interesse dai reali problemi:  la povertà, la legalità, la violenza ecc..  per non rischiare di doverli affrontare. Non una critica costruttiva volta all’approfondimento della conoscenza, ma un giudizio negativo inappellabile e ingiustificato.
Già il primo giorno di lavoro definiamo fannulloni colleghi mai conosciuti solo per sentito dire, etichettiamo persone a causa delle loro idee anche senza averci mai parlato, discriminiamo non solo per il colore della pelle, ma finanche quello di un vestito, l’aspetto esteriore,  l’odore, il modo di parlare, il modo di muoversi o atteggiarsi, salvo poi sentirci emarginati o ingiustamente giudicati quando ciò succede nei nostri confronti. 
E’ naturale, farsi una prima opinione di fronte ad una persona od un avvenimento, è altresì naturale avere primordiali istinti di repulsione o simpatia, sta nella nostra natura animale, dopo il primo momento però dovrebbe seguire un ragionamento ed un’analisi razionale ed il nostro comportamento essere conseguente a quella logica. Invece spesso non  entriamo nel merito, rimaniamo esterni, in superficie, galleggiando in un’acqua che - anche se sporca - ci garantisca di rimanere a galla senza troppa fatica.
Delle cose vediamo quindi solo una faccia, piana e priva di spessore, ignari e incuranti di quello che c’è sotto, per pigrizia, indolenza, paura di esporci con un’opinione fuori dal coro.
Con queste premesse spopola quindi la generalizzazione e il qualunquismo ragion per cui secondo il comune linguaggio, che poi diventa comune sentire dandone la veridicità per scontata, la violenza aumenta per colpa degli extracomunitari - che fra l’altro ci rubano il lavoro e si accaparrano tutti i sussidi - per certi reati bisognerebbe ripristinare la pena di morte, il tal ragazzo dalle movenze delicate di sicuro è un gay, quella donna che sta abbracciando un amico è certamente fedifraga. Ma qualcuno pensa mai di controllare quello che dice? E’ più difficile ammettere l’ignoranza che sopportare di esserlo.
Ogni persona ha diritto al rispetto ed ha la facoltà di essere e comportarsi come vuole a patto che tale condizione non leda l’altrui libertà. 
La prima epidermica impressione non può diventare giudizio, obiettività vorrebbe che le nostre valutazioni entrassero ponderatamente nel merito delle motivazioni che muovono le persone e spingono il verificarsi degli eventi invece i nostri giudizi non seguono affatto criteri di imparzialità, ma a parità di condizioni, cambiano a seconda del soggetto cui si riferiscono, soprattutto se il giudizio riguarda la nostra persona.

La generalizzata superficialità e la mancanza di approfondimento contribuisce a sviluppare un atteggiamento di menefreghismo, di banalizzazione anche di problemi ben più pregnanti di quelli ora presi in esame e a provocare nella società danni difficili da riparare. Ogni nostro comportamento è motore del mondo, la più piccola cosa ha una causa e un effetto ed acquista quindi molta importanza; è più coerente chi dopo attenta riflessione cambia la propria idea di chi ne rimane inflessibilmente ancorato a causa di dogmi, superstizioni, credenze popolari, vincolato a giudizi preconfezionati con l'illusione di dar prova di una fedeltà che in realtà non lo rappresenta.


Diversi per natura
Diversi per scelta

Importante è sapere come si vuole essere

diversi dagli altri
o solo da se stessi
Difficile accettarsi
Difficile non uniformarsi
Tendiamo ad assomigliarci
e anche chi esaspera le differenze
cerca di formarsi un gruppo
nel quale  sentirsi accolto e difeso
al sicuro dai giudizi
Al momento opportuno però
ci ricordiamo di esser unici
e in vista di una possibile gratifica
voremmo essere noi i “migliori del mondo"