giovedì 6 febbraio 2014

parlando da profani



Ma tutto questo tempo risparmiato fa veramente bene alla nostra economia?
Il fondamento sul quale si basa l’attuale economia “risparmiare tempo per risparmiare denaro” rischia il crollo.
Abbiamo meccanizzato sempre di più le produzioni per accorciare i tempi di lavorazione  e ridurre il personale addetto, spesso a discapito della qualità. Se questo è il criterio generale, un prodotto finito sarà la somma del risparmio sulla produzione di ogni suo componente.
Come nella riuscita di un buon pane fa la differenza l’utilizzo del lievito madre confronto a quello chimico e  il rispetto del naturale tempo di lievitazione, la manodopera, unitamente alla qualità delle materie prime, sono  condizioni indispensabili  per le migliori realizzazioni.
Per la nostra economia poi non è affatto indispensabile apportare migliorie ai prodotti partendo dalle quali andare avanti, è invece più frequente che il successivo modello dello stesso prodotto vanti altri miglioramenti annullando quelli precedentemente effettuati. E' come partire sempre da zero. Non è sempre così, ma evidentemente è economicamente più conveniente per i produttori.
Bisogna risparmiare tempo “a tutti i costi”, ma anche il risparmio del tempo ha un costo.
Prodotti chimici sono utilizzati per far crescere e portare precocemente a maturazione non solo i vegetali, ma anche gli animali  e con la naturalezza con cui utilizziamo lo spray che toglie le macchie senza strofinare, ci adoperiamo per eliminare dalla nostra vita ogni dispendio di energie fisiche e mentali,  facciamo acquisti su internet per evitare di muoverci di casa, inviamo e-mail e messaggi standard allo scopo di risparmiarci confronti personali e rapporti umani. Ormai questa mentalità è attecchita dentro di noi e anche senza rendercene conto, nella nostra vita quotidiana, al lavoro come a casa, dedichiamo sempre meno attenzione a quello che facciamo per fare frettolosamente altre cose, paradossalmente per riempire il nostro tempo "risparmiato", sprecando in questo modo solo risorse ed energie. Ogni cosa malfatta andrà rifatta con le conseguenze negative che a catena si producono.
E’ vero che le macchine che sostituiscono gli uomini sono prodotte da altre fabbriche cui serve comunque capitale umano per farle funzionare,  ma i conti dell’occupazione tornano? E quelli della qualità? E quelli del rispetto verso l’ambiente?
Forse sarò esagerata, ma le azioni che portano indubbi  guadagni a breve termine ai produttori, spesso provocano, in un lasso di tempo più lungo, danni irreparabili all’ambiente e alla salute umana sia fisica che psichica, favoriscono la tendenza a “passare sopra” a particolari piccoli ma  importanti, una forma di presbiopia per quello che ti sta accanto, ma anche di miopia che impedisce la lungimiranza e favorisce lo sviluppo di un’etica sociale disumana  e antidemocratica.  Monetizzando e accantonando per un attimo il problema umano e sociale e analizzando solo i danni reali che questa mentalità ha favorito, quanto costerà alla collettività riportare le condizioni ad un giusto equilibrio? Riparare i danni è molto più dispendioso che impedirli, ma per evitarli bisogna avere a cuore il bene comune e non solo il proprio interesse.
Soprattutto dovrebbero smettere di ingannarci; le scelte “scorciatoia”, mettono apparentemente una pezza, ma durano poco.
Cosa ci ripagherà dall’aver irrimediabilmente danneggiato l’ambiente e conseguentemente la nostra salute e di averci portato alla cultura dell’insensibilità?  I nostri sensi inutilizzati non avvertono più nemmeno il pericolo.
Sono convinta che una scelta al momento onerosa, ma di buon senso, si tradurrebbe poi in un sicuro risparmio  per tutti.  Purtroppo le lobbies che comandano la nostra società  mirano sempre ad un risultato economico privato e a breve termine. Sono loro che decidono quando una cosa è utile o no. Il linguaggio delle lobbies è un linguaggio mafioso.
Ad esempio la scelta di favorire o meno l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili o di investire nella ricerca di fonti alternative “pulite” è nelle mani di chi produce attualmente l’energia e di chi vende petrolio. Quante ricerche arrivate a buon punto saranno state insabbiate?
Dal momento che questa fonte di energia è in fase di esaurimento come potremo risolvere il problema non spendendo per la ricerca? Che tipo di risparmio ricaveremo da questa scelta? Senza considerare poi ai danni che l’utilizzo del petrolio e dei suoi derivati hanno prodotto a tutto il nostro ecosistema. Un piccolo esempio:  il riciclo della plastica è utilissimo ma se non si smette di utilizzare il petrolio continueranno comunque ad essere utilizzati i suoi derivati e non si arriverà mai ad un vero riciclo.
Tirando le somme, sono convinta che, se vogliamo ricominciare a crescere, la prima cosa da risanare è il nostro erroneo modo d’intendere la democrazia.  




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