Anche se non vogliamo, tutto quello
che diciamo o scriviamo rispecchia inevitabilmente parte della nostra realtà
che, anche quando non parliamo esplicitamente di noi, traspare, seppure
liberata dagli schemi, colorita dalla fantasia, dallo scherzo o addirittura dalla
bugia.
Quello che siamo trasuda comunque
da ogni nostra manifestazione e, per assurdo, proprio il tentativo di
camuffarci dietro ad una maschera spesso evidenzia i sogni e le paure che cerchiamo di
nascondere perfino a noi stessi.
C’è sempre un motivo alla base delle nostre azioni pertanto, anche quando ci sforziamo di essere diversi, in
realtà esprimiamo il nostro io.
Così come non possiamo falsificare totalmente il tratto calligrafico di un’altra persona perché è unico
come il DNA, così non riusciamo a estrometterci da ciò che scriviamo nemmeno se
elaboriamo un testo di pura fantasia.
Personalmente credo che anche lo
scherzo sia - più o meno consciamente - un atto liberatorio, un messaggio
filtrato e ingentilito dal linguaggio dell’umorismo tramite il quale possiamo dire molta più verità di quanto
oseremmo fare in una normale discussione.
Se la comunicazione verbale e
scritta parlano di noi, ancor prima il nostro corpo si esprime inconsapevolmente tramite gesti ed espressioni.
Insomma, che ci piaccia o no, i
messaggi corporei sono più o meno coerenti con le nostre parole contribuendo
a realizzare il nostro autoritratto.
Certo la lettura non è facile e capita
di dover interpretare la nostra stessa immagine, ma anche le cose quotidiane, apparentemente
banali, trasmettono notizie su di noi.
Ad esempio, cose ne pensate del
fatto che non riesco a tirare le righe con il righello, il suo utilizzo non
comporta una particolare manualità, ma le righe mi risultano sempre storte, non
porto l’orologio e, se lo indosso, non mantiene
l’ora, impazzisce come la calcolatrice
che usavo quando ero una studentessa.
Comunque difficilmente guardo che ore
sono, non leggo nessun tipo d’istruzione,
odio consultare gli orari dei mezzi pubblici, ho la repulsione per i bagagli,
vorrei viaggiare libera, leggera, ma - in ogni caso - la mia valigia non si chiude mai.
Non memorizzo la pubblicità, non
faccio l’elenco della spesa e riempio il carrello così disordinatamente che
dopo due prodotti non ci sta più dentro niente, per cucinare non utilizzo ricettari e non peso
gli ingredienti.
Mi piace l’ordine, ma odio le
cose troppo schematiche.
Qualcuno è capace di interpretarmi?
I due testi “Geometria” in data
odierna e “Sinceramente” in data 23 marzo sembrano essere contradditori.
Apparentemente uno confuta l’altro perché “Sinceramente…” parla della
difficoltà di essere sinceri; “Geometria” invece dell’impossibilità di
falsificarsi totalmente.
In realtà l’uno avvalora la tesi dell’altro
evidenziando la complessità dell’uomo e le sue contraddizioni.
La natura umana non conosce
bianco o nero, ritengo che sia un errore classificare le azioni, i sentimenti e
le manifestazioni umane in genere, con terminologie nette ed estremiste, ma con
la mescolanza di pochi colori primari il nostro mondo si arricchisce di
un’infinita gamma di colori e
infinite sfumature si possono produrre
con l’integrazione di un piccolo componente che appare insignificante.
Indispensabile poi valutare l’influenza della luce attraverso la quale guardiamo!
Dal caos è nato il mondo, e dal nostro caos quotidiano a volte nascono cose meravigliose, mi piace il momento qui e ora senza schemi e senza logica, però per le torte mi attengo alle dosi. Un abbraccio
RispondiEliminaMaura
Chi meglio di te può sapere l'avversione che provo guardando l'orologio?
EliminaSono l'unica al lavoro che non segno l'ora sul cartaceo, timbro solo il cartellino elettronico senza mai dare uno sguardo all'ora. Fin'ora questo non mi ha impedito di essere puntuale agli appuntamenti o ad avere problemi sul lavoro, spero di continuare così perchè cambiare sarebbe molto difficile, in quanto a sapere il perchè di questo mio comportamento preferisco lasciarlo giudicare a voi.
Non è che non mi piaccia la logica, anzi, ma ad esempio non condivido la tendenza moderna di giudicare le persone utilizzando dei test . Le prestazioni, l'intelligenza, l'umanità delle persone non possono essere valutate con risposte a schemi fissi, è proprio questo che ci differenzia dalle macchine.
Con affetto
Carla